PELLEROSSA
NOCETANI

23 aprile – I Nocetani vengono battezzati “PELLEROSSA”

Quel giorno l’avv. Carrara tiene una conferenza nel teatro comunale, la sala è stracolma. Per evitare gli accaduti del comizio precedente i due ingressi laterali su via Cavallotti (la porta principale dove si accalcava molta folla rimane chiusa) sono strettamente sorvegliati da componenti del comitato agrario e da quattro carabinieri; per entrare occorre esibire la tessera Agraria. Nella piazza antistante sostano De Ambris, Maia, Schiroli, Ercole con tutti i sindacalisti locali e circa tremila lavoratori che rimbeccano con provocazioni e fischi i convenuti chiamandoli fuori dalla sala per un contradditorio. Alcuni escono e dopo essersi scambiati parole di fuoco si verificano alcune colluttazioni subito sedate dal commissario Talvacchia con l’aiuto dei carabinieri. Viene arrestata la signora Brugnoli Cesira in Caselli per aver compiuto un atto inconsulto nei confronti di un ufficiale.

La calma pare essere ritornata, riprende la conferenza. Prese la parola l’avv. Tardini – segretario dell’ Agraria – invitando tutti ad un ragionevole confronto. All’uscita dei partecipanti dal teatro riprendono i battibecchi ed hanno inizio i primi tafferugli. La fanteria, che occupa parte della piazza verso il Caffè del Commercio, pur intervenendo efficacemente non riesce a calmare gli animi. Ai tre squilli di tromba fatti suonare dal commissario delegato, fuggi fuggi generale. Molti riparano nelle vicine osterie e caffè altri, insieme a Maia, nella sede delle Leghe poco distante, De Ambris, Bia, Schiroli, Ercole e Cantoni con altri raggiungono l’osteria della Rampa dove stanno per un po’ di tempo. Al loro ritorno in paese vengono affrontati da un notevole gruppo di persone (trecento secondo L’Idea) che avevano da poco salutato Carrara e Tardini alla loro partenza da Noceto. Viste e comprese le male intenzioni degli astanti De Ambris e gli altri entrano nella vicina osteria di Ernesto Spelarci posta all’inizio di Via Saffi all’interno della quale si accese una colossale baruffa “L’osteria venne presa d’assalto – descrive il cronista de L’Idea – entrati i masnadieri cominciarono a far volare bicchieri, bottiglie e sedie. Intanto De Ambris si difendeva dai colpi degli assalitori lasciandogli andare poderosi pugni coi pesi di una bilancia. Mentre questo succedeva entrarono i carabinieri col delegato (Talvecchia) e tutte le persone presenti furono fatte uscire.

Fuori intanto si era accalcato una immensa folla, la piazza venne occupata dalla fanteria mentre De Ambris e gli altri se ne stavano dentro. Passata circa mezz’ora fu fatta venire la carrozza e i sindacalisti, col delegato a cassetta, scortato da quattro carabinieri a cavallo, vennero portate fuori paese” la carrozza però senza più protezione venne inseguita fino a Ponte Taro.

Il giornale “L’Internazionale” riportando l’accaduto in un articolo del 25 aprile titolava “Le pellerosse a Noceto. Incredibili scene di violenze”.

Durante il mese di maggio molte stalle vengono svuotate iniziando così l’esodo del bestiame verso altre provincie. Partono anche i figli degli scioperanti che per solidarietà vengono ospitati da famiglie soprattutto in Lombardia e Toscana . Molti sono anche di Noceto – oltre cinquanta – di alcuni si conoscono nomi e cognomi: Furlotti Evaristo, Adorni Clementina, Furlotti Armanda, Ferrari Luigi, Galli Aldo, Poletti Renato e Poletti Alberto, i tre fratelli Maccari, Afro, Alberto e Angiolina, Mari Angelo, Manghi Oreste e Manghi Dante. A sostegno degli scioperanti vengono allestite cucine per garantire pasti caldi quotidiani, altrimenti dette “cucine comuniste”, il pane veniva cotto in forni privati, vengono raccolte anche offerte molte delle quali provenienti dall’estero altri fondi vennero messi a disposizione dalle organizzazioni sindacali.

Nonostante tutte queste iniziative però già nel mese di giugno si conoscono le prime defezioni, ad agosto più della metà degli addetti aveva ripreso il lavoro, a metà settembre gli effetti dello sciopero si erano esauriti. “Molti lavoratori preferiscono emigrare e i sindacalisti nocetani si allontanano per evitare di essere arrestati. L’Agraria canta vittoria. Ai lavoratori non è stato concesso nulla: orario e paga sono quelli di prima. All’azione dei lavoratori mancò quell’unità che è lo strumento fondamentale per il successo delle lotte. Anche a Noceto, come altrove, non mancarono dissidi fra sindacalisti deambrissiani e riformisti. Deleterio per i lavoratori fu anche la non tempestiva alleanza dei braccianti e spesati con mezzadri e piccoli proprietari. Ma la ripresa non mancò di essere quasi subito vigorosa. Nell’economia agraria avvenne una trasformazione importante: molti proprietari terrieri preferirono concedere i loro poderi in affitto creando un nuovo ceto di coltivazione. L’agricoltura ricevette un nuovo impulso.

A Noceto i contadini e gli operai si riorganizzarono subito. Dopo qualche mese la dimostrazione della grande vitalità delle nostre organizzazioni locali venne dalla costruzione del grande edificio della “Casa del popolo” inaugurato poi nel 1911 che rimane ancor oggi il simbolo della dinamicità di un meraviglioso secolo.

I due maggiori protagonisti del grande sciopero, Lino Carrara e Alceste De Ambris, ebbero destini diversi: Lino Carrara, eletto sindaco a Busseto nel 1913, tenta la carriera politica ma venne sconfitto dal socialista Albertelli, nello stesso anno, e fino al 1915, è direttore del Resto del Carlino a Bologna. Nel primo dopoguerra fiancheggiò il nascente partito fascista senza però avere incarichi importanti. Sconfitto anche nelle elezioni del 1948 abbandona definitivamente la politica. Muore a Busseto nel 1955.

Alceste De Ambris condusse la lotta sindacale come sappiamo. Per sfuggire all’arresto ripara in Svizzera poi in Brasile. Nel 1913 con i voti di Parma viene eletto parlamentare e poté rientrare in Italia. Vicino al fascismo si reca a Fiume dove divenne capo di gabinetto di D’Annunzio. Dopo l’intervento fiumano torna a Parma e organizza l’attività sindacalista su una linea di opposizione al movimento fascista. Riparato in Francia, a Parigi diede vita ad un consorzio di cooperative che procuravano lavoro ai fuoriusciti di Parma. Muore esule a Brive in Francia nel 1934, in assoluta povertà.

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